
(foto di Alessandro Castaldi)
Decapitata dalla Polizia di Stato un’associazione a delinquere di stampo mafioso, denominata ‘Viking’, composta da nigeriani che avevano preso il controllo a Ferrara della zona Gad e aree limitrofe dopo aver prevalso sull’associazione mafiosa rivale ‘Eiya’.
GUARDA IL VIDEO SU ESTENSETV
Alle prime ore dell’alba, infatti, la Polizia di Stato ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino e dal Tribunale di Bologna, su richiesta delle Dda delle rispettive Procure della Repubblica, nei confronti di un vasto gruppo di cittadini nigeriani. I provvedimenti restrittivi sono stati disposti al termine di lunghe e complesse indagini svolte, in perfetto coordinamento, dalle Squadre Mobili di Torino e di Ferrara, e hanno riguardato complessivamente 69 persone (43 provvedimenti della Dda di Torino e 31 della Dda di Bologna, con 5 persone colpite da entrambi i provvedimenti cautelari), delle quali 56 sono state rintracciate sul territorio nazionale. Delle 31 ordinanze riguardanti Ferrara, 24 sono state eseguite (14 persone si trovavano già in carcere) e attualmente sono in corso le ricerche di altre 7 persone che potrebbero esserse fuggite in Italia o all’estero. Gli arrestati risiedevano principalmente nella zona Gad (via Monti Perticari e piazzale Castellina).
Per la realizzazione della fase esecutiva, svolta sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, sono stati impiegati complessivamente circa 250 uomini della Polizia di Stato, con l’utilizzo di Reparti di rinforzo del controllo del territorio. Oltre alle Squadre Mobili di Torino e Ferrara, l’attività ha coinvolto anche gli omologhi uffici delle Questure di Alessandria, Asti, Bologna, Biella, Brescia, Caserta, Firenze, Imperia, Lodi, Monza, Padova, Parma, Pavia, Savona, Verona, Venezia e Vicenza.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi ha consentito di sgominare l’intera consorteria criminale dei “Viking”, anche denominata “Norsemen Kclub International”, colpendo i personaggi al vertice del livello nazionale dell’organigramma, direttamente responsabili delle nuove affiliazioni, della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle piazze cittadine e dell’attività di sfruttamento della prostituzione (per quest’ultima attività sono ancora in corso accertamenti a Ferrara alla ricerca di riscontri).
Agli affiliati colpiti dalle misure cautelari vengono contestati, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis), i delitti di tentato omicidio e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, rapina, estorsione e lesioni gravissime.
Le attività investigative, avviate nel luglio del 2018 proprio da Ferrara in seguito alla nota aggressione col machete del luglio 2018, si sono sviluppate attraverso attività tecniche di intercettazione, nonché articolati e dinamici servizi di osservazione diretta e pedinamento sul territorio, e hanno consentito di individuare i vertici nazionali dell’organizzazione, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria. Le investigazioni, come riferito dal dirigente della Squadra Mobile di Ferrara, Dario Virgili, hanno permesso di ricostruire nel dettaglio la struttura del sodalizio criminale, caratterizzato da un’organizzazione piramidale, che si connota con la presenza di un organismo operante a livello nazionale (che in Italia prende il nome di “Vatican Marine Patrol”) e di numerose articolazioni locali (dette “Marine Patrol” o “Deck”), attivi in singole città italiane, soprattutto del centro-nord. Ogni realtà locale (che a Torino prende il nome di “Valhalla Marine” e a Ferrara “Vatican”) presenta al vertice un capo operativo (“Executional”), che comanda il territorio di competenza coadiuvato da un organo collegiale (“Exco”) costituito da consiglieri. La struttura prevede altresì una serie di cariche cui sono assegnati specifici incarichi organizzativi (“Escape”, il responsabile del rispetto delle regole interne; “Dockman”, il tesoriere; “Pilot”, l’organizzatore delle riunioni) o operativi (“Arkman”, il vice capo operativo; “Strike chief”, il responsabile delle attività di spaccio). I capi operativi scaduti dal loro mandato costituiscono una sorta di membri onorari e si pongono in una posizione di primissimo piano nell’articolazione delle scelte criminali della consorteria. Specularmente, a livello nazionale, sono state distintamente individuate cariche operative e un Consiglio degli anziani (“Elders”). I vertici nazionali dell’organizzazione chiamata “Vatican Marine Patrol”, stanziati a Torino, esercitavano il loro potere anche nel capoluogo estense e prendevano ordini direttamente dal “National”, capo assoluto in Nigeria. I contatti tra le varie articolazioni nazionali e la sede presente in Nigeria (denominata “Niger Catalina”) hanno fornito agli investigatori una chiara indicazione di come le varie “Marine Patrol” (“MP”) operanti in Europa siano saldamente legate alla “casa madre”, tanto da apparire una diretta diramazione della stessa.
A Ferrara l’organizzazione risultava particolarmente radicata e con una forte base, essendovi una nutrita comunità nigeriana e quindi tutto l’interesse per l’associazione mafiosa di essere presente in maniera importante sul territorio estense. Lo scopo principale del narcotraffico veniva attuato attraverso una fitta rete di ‘ovulatori’ (principalmente donne) che eseguivano viaggi in treno o in auto per rifornirsi in Francia, Belgio e Olanda, ingerire gli ovuli (cocaina, eroina e altre sostanze) e tornare in Italia. Sono stati accertati dalla Mobile di Ferrara decine di viaggi per un valore di 5 milioni e 400 mila euro in droga.
Il tipico basco rosso degli affiliati
L’organizzazione presenta tutti i caratteri di un’associazione di tipo mafioso, poiché connotata, anzitutto, da una precisa struttura gerarchica con ruoli e cariche ufficiali, a cui corrispondono compiti ben precisi. Le affiliazioni sono caratterizzate da atti violenti e rigidi rituali, che si traducono in un serio e concreto pericolo per la stessa vita degli aspiranti affiliati, che vengono sottoposti ad azioni brutali, all’esito delle quali manifestano l’accettazione del codice comportamentale dell’associazione e la loro fedeltà indiscussa. Altrettanto spietate sono le conseguenze previste in caso di violazione delle regole dell’organizzazione, che si traducono in sanzioni corporali talmente efferate da sfociare talora in tentativi di omicidio, oppure in estorsioni. La violenza rappresenta lo strumento di comunicazione privilegiato per affermare la forza dell’organizzazione sul territorio e creare lo stato di soggezione necessario per accrescere il proprio potere. Altro aspetto di rilievo è stato individuato nella capacità dell’organizzazione di autofinanziarsi, mediante il contributo dei sodali, strumentale anche al mantenimento economico degli affiliati a vario titolo detenuti, come tipico anche delle tradizionali consorterie mafiose italiane.
Le indagini hanno infine consentito di evidenziare elementi distintivi caratteristici (il colore rosso predominante è il colore del cult), il peculiare abbigliamento degli affiliati (baschi con un simbolo di militanza da esibire con orgoglio durante le riunioni) e una sorta di “papello” (litania) da recitare durante i riti di affiliazione.
L’indagine della Squadra Mobile ferrarese, avviata a fine luglio 2018 (pm Isabella Cavallari) a seguito del tentato omicidio di un giovane nigeriano appartenente al cult rivale degli Eiye, ferocemente aggredito a colpi di machete da un gruppo di almeno cinque connazionali all’interno della zona Gad, ha permesso di collegare gli episodi di estrema violenza già accertati e giungere alla dimostrazione dell’esistenza dei due gruppi malavitosi antagonisti, tra i quali era in corso una vera e propria guerra con modalità mafiose per la spartizione e il controllo del territorio. Una volta assicurati alla giustizia i responsabili del gravissimo episodio, nel corso dell’anno 2019 le indagini sono approdate alla Dda di Bologna (pm Roberto Ceroni), per dimostrare l’esistenza sul territorio ferrarese della mafia nigeriana “Supreme Viking Arobaga” collegata al network internazionale. In questa seconda fase, le indagini hanno acclarato la completa disponibilità dei sodali a eseguire le direttive impartite direttamente dalla Nigeria: gli associati, vincolati da un rigoroso rispetto della segretezza, venivano affiliati con riti tribali, alla presenza dei vari vertici e capizona, durante riunioni (“party”) che si svolgevano nella zona di Brescia e del Veneto orientale. Nel corso delle conversazioni è emerso un profondo rispetto per le gerarchie e solitamente un affiliato di rango inferiore salutava o si congedava rispettosamente dal superiore con la formula “Salutamos”.
A Ferrara è stata accertata la centralità di Emmanuel Okenwa “Boogie”, dj di musica afro beat (attualmente ricercato), che costituiva la figura di riferimento per l’organizzazione tra le provincie di Ferrara, Padova, Treviso e Venezia, controllando il territorio e dirimendo le numerose diatribe che scoppiavano tra affiliati di rango medio-inferiore. In questa veste “Boogie” manteneva i contatti con il vertice di Torino. A livello locale “Boogie” era supportato da diverse altre figure di rango inferiore, che gestivano capillarmente lo spaccio di droga sui territori loro assegnati, e si occupava personalmente dell’organizzazione delle spedizioni punitive nei confronti degli affiliati che si erano macchiati di qualche mancanza o avevano dimostrato poco rispetto.
Le indagini hanno portato anche alla scoperta di un importantissimo canale di rifornimento di cocaina, destinata prevalentemente al Veneto, proveniente dalla Francia e dall’Olanda. La droga veniva prelevata a Parigi e Amsterdam, grazie all’appoggio di connazionali appartenenti a una confessione protestante evangelista, da nutrite squadre di “corrieri” che effettuavano il trasporto “in corpore” di numerosi ovuli, rientrando in Italia attraverso i valichi del Monte Bianco e del Frejus. In un’occasione è stato intercettato un carico di circa dieci chili di cocaina, con l’arresto dell’intera squadra di “spalloni” nei pressi del traforo del Frejus.
Sulla piazza torinese, il cult “Valhalla Marine” controllava e gestiva il commercio su strada di sostanze stupefacenti in alcune aree individuate – in particolare nella zona del Lungo Dora Savona, tra via Bologna ed il ponte Mosca – nonché, sempre nella stessa zona, lo sfruttamento della prostituzione di donne nigeriane.
Una delle peculiarità dell’articolazione torinese dell’associazione era rappresentata dal ruolo delle donne, le quali venivano affiliate mediante rapporti sessuali di gruppo ed assumevano l’appellativo di “Queen” o “Belle”, costrette a pagare somme di denaro in cambio di una inesistente protezione.
Durante la lunga indagine, gli investigatori torinesi hanno potuto documentare diverse fasi della strategia dell’associazione criminale, sotto la direzione di tre differenti “Executional”, ovvero Chuks Okafor, Alex Aslem e Cristian Ojie, con i quali la base ferrarese dialogava costantemente.
Estense.com del 28.10.2020 – https://www.estense.com/?p=880280
………………………………………………………………………………………………………………………
Mafia nigeriana: “Un’enclave dello spaccio organizzata militarmente”
Per la prima volta a Ferrara il 416 bis. La soddisfazione del questore Capocasa: “Sodalizio radicato in Nigeria e diffuso in Italia ed Europa, con una suddivisione del territorio in province, tra le quali primeggiava indubbiamente Ferrara”
“Per la prima volta a Ferrara il 416 bis“. E’ soddisfatto il questore Cesare Capocasa della maxi operazione, portata a termine dopo due anni di indagini, che ha permesso di sgominare l’associazione nigeriana di stampo mafioso che imperversava da tempo in città e in particolare nella zona Gad.
“Una complessa, articolata attività investigativa – ha commentato il questore – ci ha consentito di disarticolare una associazione, per la prima volta riconosciuta come di tipo mafioso in provincia di Ferrara, facente parte del più ampio sodalizio radicato in Nigeria e diffuso in diversi Stati europei, tra cui l’Italia, con una sostanziale suddivisione del territorio in province, tra le quali primeggiava indubbiamente Ferrara”.
“Un’associazione – ha aggiunto – dedita al compimento di diversi reati: spaccio, estorsione, reati contro la persona con machete e armi improprie per consolidarsi sul territorio e prevalere sulll’associazione nigeriana rivale. Ma anche delitti contro la pubblica amministrazione, contro le forze dell’ordine, con violenze, minacce e resistenze a pubblico ufficiale, finalizzate a mantenere e consolidare la propria presenza in diverse zone tra cui la Gad. Io la definisco un’enclave dello spaccio organizzata militarmente“.
Un risultato, quello degli uomini della Questura, forse fra i più importanti dell’ultimo decennio, al quale si è arrivati attuando quattro linee strategiche indicate dal questore fin dal suo insediamento: “Controllo fisso/dinamico del territorio, azione espulsiva attraverso rimpatri e accompagnamenti ai Cpr di soggetti considerati destabilizzanti, Polizia Amministrativa e di Sicurezza finalizzata alla chiusura dei locali di riferimento di spacciatori e persone pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica, attività repressiva con investigazioni di alto profilo finalizzate a individuare e reprimere associazioni a delinquere finalizzate allo spaccio e ad altri reati”. “Queste – conclude il questore – le strategie vincenti per migliorare la qualità della convivenza civile e garantire il vivere ordinato della comunità”.
“Una confraternità – ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile Dario Virgili – molto radicata e presente a Ferrara dove esiste una comunità nigeriana alquanto nutrita. Ma le indagini proseguono, sia per rintracciare chi è riuscito a sfuggire oggi alla cattura sapendo di essere nel mirino, sia per accertare altre tipologie di reato commesse dall’organizzazione che, laddove si stabilisce, ha come scopo principale il narcotraffico e lo spaccio, ma non disdegna nessuna tipologia di delitto. Ora credo che ci penseranno due volte prima di stabilirsi nuovamente a Ferrara”
Estense.com del 28.10.2020 – https://www.estense.com/?p=880318
………………………………………………………………………………………………………………………
Mafia nigeriana a Ferrara, le reazioni dei politici: “Per il Pd erano solo percezioni”
Commenti unanimi dal sindaco Fabbri a tutto il centro destra. Fuori dal coro Italia Viva: “Operazione che prescinde del tutto da chi oggi siede sui banchi della Giunta Comunale”
Numerose le reazioni, i commenti e le congratulazioni dopo la maxi operazione della Polizia di Stato che a Ferrara ha scoperto, scoperchiato e sgominato una grossa cellula della mafia nigeriana operante in particolare in zona Gad.
In primo luogo quelle del sindaco di Ferrara Alan Fabbri, con immancabile polemica rivolta al Pd: “Da anni segnaliamo il problema della mafia nigeriana ma il sistema politico del Pd, a cui faceva capo la precedente Amministrazione, ha sempre negato, arrivando addirittura ad attaccarci perché abbiamo lanciato l’allarme per tempo. Ora contiamo in espulsioni a raffica: chi ha operato in questo tipo di organizzazioni ed è dedito al crimine non deve tornare nella nostra città”.
Non poteva mancare poi il commento soddisfatto del vicesindaco Nicola Lodi: “La notizia dell’operazione di queste ore è la risposta migliore a chi, come il Pd ferrarese, negava l’esistenza della mafia nigeriana a Ferrara, derubricando il problema a una questione di ‘percezione di insicurezza’. Pericolo scampato: al governo della città avremmo potuto continuare ad avere una forza politica, come il Pd ferrarese, che per anni ha negato il problema. La sicurezza non è una questione ideologica ma va affrontata con attenzione e senza preconcetti di natura politica. E a Ferrara il presidio della sicurezza è oggi attivo, operativo, efficace ed efficiente”.
La notizia ha reso soddisfatti anche i deputati leghisti ferraresi Emanuele Cestari e Maura Tomasi, che a loro volta colgono l’occasione per una tirata d’orecchie al Partico Democratico di Ferrara: “Mentre il Partito Democratico di Ferrara per anni ha negato la presenza di infiltrazioni di criminalità organizzata esterna, l’attività delle squadre mobili di Torino e Ferrara, coordinate dallo Sco, delinea il preoccupante quadro di illiceità, in particolare droga e prostituzione, che il nostro partito denuncia da tempo, confermato dalle decine di provvedimenti cautelari che si stanno eseguendo, sotto il mandato delle competenti Direzioni Distrettuali Antimafia. È un importante risultato che testimonia l’impegno delle forze dell’ordine per la sicurezza dei cittadini e la nostra attenzione per evitare di sottovalutare fenomeni che altri scambiano per micro-criminalità. Proprio in queste ore, in Parlamento, si stanno modificando i decreti sicurezza, che avevano ridotto l’immigrazione incontrollata, chiuso i porti agli sbarchi illegali e ripristinato la legalità nel sistema dell’immigrazione che, come i cittadini ricordano, era diventato un vero e proprio business. La maggioranza Pd-M5S, mentre il Paese soffre una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, sta impegnando il tempo tornando indietro rispetto al sistema di controlli e sanzioni voluto dalla Lega che ha dimostrato di funzionare e bene. Siamo certi che anche i ferraresi sapranno valutare ciò”.
Sempre dal Parlamento arriva il commento del senatore ferrarese Alberto Balboni (FdI), che esprime “tutta la mia riconoscenza come parlamentare e come cittadino per il lavoro investigativo svolto dalla Procura Distrettuale Antimafia e dalla Polizia di Stato. Spero che con questa importante operazione venga smantellata la presenza della mafia nigeriana nella nostra città, dove aveva ormai il controllo di numerose attività illecite, dal traffico di droga allo sfruttamento della prostituzione e al riciclaggio del danaro sporco, come denunciato dal sottoscritto da anni, quando la sinistra si ostinava a negarne persino l’esistenza”.
“Altro che percezioni” è il commento dei consiglieri regionali leghisti Matteo Rancan e Fabio Bergamini, che aggiungono: “Quella che è stata appena scritta è una grande pagina di legalità e giustizia, perché le forze dell’ordine, coordinate dal Questore Capocasa, hanno assestato un durissimo colpo alla mafia nigeriana, della quale si è sempre negata l’esistenza. L’ex sindaco Tiziano Tagliani negava l’esistenza del fenomeno, assicurando che si trattava di un problema di sicurezza “percepito”. Evidentemente, il centrosinistra non ha mai governato a stretto contatto con i cittadini, i quali hanno purtroppo assistito negli anni al dilagare di fenomeni come lo spaccio e le violenze a colpi di machete. A forza di manifestazioni di piazza della Lega – dicono Bergamini e Rancan – Ferrara ha cambiato passo. Ringraziamo per il loro lavoro Nicola Lodi e Alan Fabbri, sempre in prima linea con le loro battaglie e per questa vittoria che è di tutti i ferraresi. Con Fabbri sindaco, Ferrara ha segnato una svolta nella direzione di una maggiore sicurezza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il referente provinciale della Lega Davide Bergamini, secondo cui si conferma la verità denunciata da tempo dalla Lega: “La mafia nigeriana esiste, non è una ‘percezione’, ma una struttura organizzata che ha agito indisturbata nella nostra città per anni coinvolgendo Ferrara in un circuito di malavita nazionale e internazionale. Questo è accaduto mentre al governo della città c’era il Pd e anche grazie al lassismo del centrosinistra che per anni ha nascosto la testa sotto la sabbia davanti a segni evidenti della presenza di un crimine organizzato che si occupava, attraverso bande, di spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Secondo l’amministrazione del centrosinistra guidata dall’ex sindaco Tiziano Tagliani, il fatto che interi quartieri fossero sotto scacco delle bande organizzate e che la droga e la prostituzione fossero gestite alla luce del sole da soggetti ben noti e molto spesso clandestini, non era sufficiente a provare la gravità del fenomeno. Evidentemente per il Pd la volontà di negare l’evidenza per non ascoltare la Lega era così forte che, come tutti ricordano, lo stesso ex sindaco, davanti all’invito della Lega ad agire insieme per eliminare il fenomeno, arrivò a fare dei distinguo legali sul termine di mafia. Secondo Tagliani, e secondo il centrosinistra ferrarese che accusava la Lega di fare allarmismo, mancavano gli “elementi probatori a sostegno dell’ipotesi che la mafia nigeriana sia penetrata anche a Ferrara”. Ci auguriamo che ora il Pd abbia l’onestà di fare un mea culpa e ammettere di avere sbagliato contribuendo a creare una situazione grave che è pesata per anni sui cittadini”.
Non manca la reazione di Italia Viva Ferrara che esprime “gratitudine sia alla Direzione Distrettuale Antimafia, sia alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Ferrara nonchè al questore Capocasa, per la brillante operazione odierna contro la criminalità organizzata nigeriana che monopolizzava le attività criminali legate a spaccio e prostituzione in città. È evidente che non di semplici percezioni si trattava. È altrettanto evidente che si tratta di una forte e competente operazione investigativa che prescinde del tutto, nonostante qualcuno tenti di appropriarsene, da chi oggi siede sui banchi della Giunta Comunale. La città di Ferrara deve essere conosciuta e ricordata per i suoi tratti distintivi: la bellezza, la storia, le ricchezze naturali che caratterizzano il suo territorio e, soprattutto, l’immenso capitale umano che ogni giorno anima le sue strade, dal centro alla periferia. Per questo, la nostra città non merita di salire alla ribalta mediatica legando indissolubilmente il suo nome alla criminalità organizzata. L’auspicio è che la giustizia sia rapida nell’accertare le responsabilità e che lo Stato riesca, una volta per tutte, ad agire fermamente e in maniera risolutiva contro i responsabili di questi crimini”.
Estense.com del 28.10.2020 – https://www.estense.com/?p=880324